lunedì 18 febbraio 2013

Fotografare il cibo: l'attrezzatura - Prima Parte

Dopo aver analizzato i diversi tipi di luce utilizzabili in fotografia, oggi vi parlerò dell'attrezzatura di base che un fotografo di food si trova ad utilizzare quotidianamente.
Premetto che quello che vi dirò è frutto della mia personale esperienza di fotografo e, quindi, può non essere considerato universale.
Iniziamo allora. Quali sono, dunque, le attrezzature che non dovrebbero mancare ad un buon food photographer?

1) Innanzitutto, la fotocamera. Questa era facile. Come avevo già scritto in un altro post, è importante (per me indispensabile), scegliere una fotocamera che permetta di scattare in RAW, cioè in un formato "grezzo" non compresso che contiene al suo interno tutte le informazioni dell'immagine scattata; questo ci permetterà di poter fare gli opportuni aggiustamenti in post-produzione, come impostare il corretto bilanciamento del bianco, sistemare l'esposizione, la saturazione dei colori e così via, senza perdita di qualità.
Oltre a questo, è fondamentale che la fotocamera offra la possibilità di scattare in modalità manuale, cioè che ci permetta di scegliere manualmente tutti i parametri di scatto: iso, apertura del diaframma e velocità di scatto. Dobbiamo avere il completo controllo sullo scatto per riuscire ad ottenere il risultato che cerchiamo, altrimenti non è possibile.

Anche se oggi esistono in commercio fotocamere compatte - più o meno economiche - che permettono di scattare in RAW e in manuale, consiglio a chi può di fare un investimento e di acquistare una reflex, che vi darà la possibilità di cambiare le ottiche, oltre ad una migliore qualità e ergonomia.

2) Le ottiche, cioè gli obiettivi da montare sulla vostra macchina fotografica. In commercio ne esistono un'infinità, sia di marchi proprietari (Canon, Nikon, Pentax, ecc.) che di terze parti (Sigma, Tokina, Tamron, ecc).
Le caratteristiche da considerare nell'acquisto di un obiettivo fotografico sono più d'una:

- la lunghezza focale, ovvero, sintetizzando, la distanza espressa in mm tra il centro della lente e il piano focale (cioè il piano in cui il soggetto è a fuoco) con il fuoco all'infinito.
Le ottiche possono essere fisse zoom. Le prime sono caratterizzate da una sola lunghezza focale, ad esempio 28mm, 35mm, 100mm, mentre le seconde permettono di variare da una lunghezza focale ad un'altra sfruttando tutte quelle che ci sono nel mezzo (ad esempio un 24/70 ci permetterà di scattare a tutte le lunghezze focali tra 24mm e 70mm).
Gli obiettivi fissi sono qualitativamente migliori, dovendo coprire una sola focale, hanno uno schema costruttivo più semplice, che permette alla luce di colpire il sensore senza fare troppi giri; gli zoom invece presentano al loro interno un maggior numero di lenti con schemi più complessi e una costruzione meno precisa rispetto ad un fisso di pari categoria, per cui la qualità risulta essere inferiore (anche se c'è da dire che negli ultimi anni la qualità delle ottiche zoom è molto aumentata). Di contro, però, gli zoom risultano essere più comodi: se usciamo per una sessione fotografica e ci portiamo in borsa un 24/105, abbiamo un ottica con cui potremo scattare quasi di tutto, mentre utilizzando solo fissi dovremmo portarne almeno 3 e cambiare all'occorrenza.
Se questo può essere un problema per un fotoreporter o un fotografo matrimonialista, non lo è per noi che scattiamo in studio, in casa , in cucina e che realizziamo scatti studiati e senza fretta. Per cui io consiglio sempre di puntare su buone ottiche fisse (che, tra l'altro a parità di qualità e luminosità risultano essere più economiche a causa della maggiore semplicità costruttiva) accompagnate nel tempo da un paio di ottimi zoom.
Dalla lunghezza focale dipende anche l'angolo di campo dell'obiettivo, cioè l'estensione angolare che riesce a coprire.
Le lenti si dividono in tre tipologie:

 - lenti grandangolari: come suggerisce il nome, sono lenti che coprono un ampio angolo di campo, solitamente dai 60° fino anche ai 180° (fisheye). Solitamente tutti gli obiettivi con focale inferiore ai 50 mm sono da considerarsi grandangoli. Più l'angolo di campo è ampio e, di conseguenza, la lunghezza focale minore, più i soggetti fotografati risulteranno piccoli e distanti. Sono caratterizzati, in genere, da una grande profondità di campo. Queste lenti sono adatte a paesaggi e a riprese d'insieme, non a ritratti o still life, perché provocano delle alterazioni prospettiche che tendono al alterare le forme e le linee. Se si prova a scattare un primo piano con un 24 mm, infatti, il nostro soggetto risulterà deformato e molto più grande di quanto non sia in realtà.
I grandangoli, dunque, non sono obiettivi molto utilizzati nella food photography; infatti, dovendo fotografare soggetti piccoli non abbiamo bisogno di un angolo di campo particolarmente ampio, spesso avremo bisogno di una ridotta profondità di campo e, soprattutto, non vogliamo che i nostri spaghetti sembrino usciti da un film di Robert Weine.
Nonostante ciò, un buon grandangolo deve comunque esserci nello zaino di un fotografo di food (e di ogni fotografo!) perché diventa utilissimo quando si è chiamati a fotografare in location (ristoranti, hotel, ecc) e si devono fotografare grandi cucine, banchetti e sale da pranzo.
E poi un fotografo, anche se specializzato, rimane un fotografo e, dunque, deve essere pronto ed attrezzato per ogni eventualità;

- lenti normali: sono quelle che hanno un angolo di campo simile a quello dell'occhio umano, generalmente intorno ai 45°. La lunghezza focale di un obiettivo normale è di 50mm su pellicola 35mm e su sensore full-frame (sui sensori croppati come l'APS-C o l'APS-H, bisogna moltiplicare per il fattore di crop: ad esempio un 35mm su sensore APS-C equivale ad un 56mm - 35 x 1,6 - su full-frame, per cui può considerarsi un normale, mentre un 50mm sullo stesso sensore risulterà più lungo, un 80mm).
Io per le mie foto di food, utilizzo spesso il 50mm su full-frame che trovo splendido per set ambientati, tavole imbandite e scatti di preparazioni in cucina. Inoltre il 50mm è solitamente un obiettivo molto luminoso, ideale per scatti con profondità di campo ridotta e ne esistono in commercio con rapporto qualità-prezzo eccellente (il Canon 50mm f/1.8 si trova in rete nuovo a meno di 100 €);

- teleobiettivi: sono i miei preferiti, quelli che utilizzo di più. Sono lenti con focale superiore ai 70mm (per cui un 50mm montato su sensore ridotto è già un teleobiettivo corto), hanno un angolo di campo che si riduce con l'aumentare della focale e gli oggetti ripresi risultano conseguentemente più grandi e vicini. Hanno la caratteristica di avere una profondità di campo ridotta, infatti più la focale è lunga e minore sarà la profondità di campo
Queste lenti sono fantastiche per fotografare il cibo, perché offrono la possibilità di entrare nel piatto che stiamo fotografando, di isolare le zone della pietanza che riteniamo più importanti, sfocando con facilità il resto o escludendolo del tutto dall'inquadratura. Solitamente, per questo tipo di scatti, utilizzo un 70-200mm e un 100mm macro. I macro sono obiettivi che permettono di riprodurre il soggetto fotografato in scala 1:1 o superiore, cioè di riprodurlo nelle sue dimensioni reali o addirittura più grandi. Inoltre ha una distanza minima di messa a fuoco molto bassa, per cui possiamo avvicinarci di molto al soggetto mettendolo perfettamente a fuoco; in questo modo si possono mostrare efficacemente dettagli dei nostri piatti che altrimenti non sarebbe possibile catturare. Le lenti marco ci vengono in soccorso anche quando non abbiamo molto spazio a disposizione e siamo costretti a scattare in spazi ristretti (a questo proposito aggiungo che le cucine dei ristoranti italiani non sono tutte come quelle che si vedono nei programmi televisivi, la maggior parte sono davvero piccole e anguste).

Oltre all'angolo di campo, l'altro fattore di cui tenere conto nell'acquisto di un obiettivo è la sua luminosità, cioè la sua massima apertura di diaframma, indicata con f. Più il valore f è basso, più l'obiettivo sarà luminoso. Naturalmente la luminosità non sarà mai un problema in fotografia, per cui è sempre meglio acquistare un obiettivo luminoso, con apertura massima di almeno 2.8. Questo ci aiuterà a ridurre la profondità di campo, infatti più il diaframma è aperto, meno profondità di campo avremo nella nostra immagine (di contro, più il diaframma è chiuso maggiore sarà la profondità di campo e quindi più porzione d'immagine a fuoco).
Le ottiche luminose hanno un solo problema: il prezzo. Infatti è difficile trovare buone lenti f/2.8, f/1.8, f/1.4, f/1.2 a prezzi non esorbitanti. Il mio consiglio, pertanto, è quello di iniziare a scattare con l'ottica in kit, magari affiancata dal 50mm, capire che tipo di fotografie si fanno, quale focale è quella che si utilizza di più e poi investire su una buona ottica alla volta.

Nel prossimo post andremo avanti con la panoramica dell'attrezzatura di base di un fotografo di food, parlando di stativi, luci e accessori vari.

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Alla prossima.

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